Il MIMIT ha lanciato una consultazione pubblica sul “Libro Verde Made in Italy 2030”, il documento sul futuro della politica industriale italiana elaborato dal Centro studi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, nell'ambito dell’accordo interistituzionale siglato nel luglio 2023 con il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).
Rapporto Draghi: tenere insieme decarbonizzazione e competitività
Presentato il 16 ottobre presso la sede del CNEL, il “Libro Verde Made in Italy 2030” affronta i temi della politica industriale, del rapporto con le imprese, dei settori strategici e del valore delle filiere del Made in Italy e del ruolo economico internazionale dell’Italia.
In coincidenza con la presentazione, introdotta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dal Presidente del CNEL, Renato Brunetta, il MIMIT ha avviato la fase di consultazione pubblica sul documento, che si concluderà il 31 dicembre 2024.
"Si tratta di una proposta che vede lo Stato agire come stratega, tenendo conto di quello che sono le caratteristiche e le priorità del nostro Sistema Paese, e che indirizzi al meglio le risorse pubbliche per affrontare e superare le sfide della triplice transizione, ecologica, digitale e geopolitica", ha evidenziato il ministro Urso. “Da qui al 2030 monitoreremo costantemente il sistema produttivo per valutare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, e organizzeremo un meeting annuale con investitori internazionali per fare del nostro Paese una destinazione di eccellenza per la produzione e gli investimenti", ha aggiunto.
Gli obiettivi e i settori chiave nel Libro verde sulla politica industriale italiana
Obiettivo del Libro verde è avanzare delle proposte per affrontare alcune sfide e processi in corso che stanno impattando sul sistema produttivo italiano, ma anche europeo, come la triplice transizione - green, digitale e geopolitica - e la necessità di sicurezza economica e di autonomia strategica al fine di rafforzare la sovranità industriale, energetica e tecnologica. Vi sono poi le sfide prodotte dall'iperglobalizzazione, come la deindustrializzazione, e quelle strutturali dell’economia italiana, legate alla necessità di migliorare i livelli di produttività e di competitività.