Aiutare le zone colpite dal sisma facendo la spesa diventa una realtà grazie all’iniziativa “Salva aziende agricole”, lanciata dalla Coldiretti e dalla Fondazione Campagna Amica. L’obiettivo è far ripartire l'economia e l'occupazione nelle aree terremotate dove si realizza il 10% della produzione agroalimentare nazionale.
Tra il 9 e il 10 giugno, oltre 20mila italiani hanno acquistato in 20 punti vendita della Lombardia e dell'Emilia Romagna prodotti agricoli e alimentari (verdura, frutta, fiori, parmigiano ecc.) provenienti dalle aziende danneggiate dal sisma.
A partire dalle ore 18.00 di oggi e per tutto giugno l’iniziativa sarà estesa a tutta la penisola: ogni lunedì del mese i consumatori interessati potranno acquistare nei punti vendita della Fondazione Campagna Amica i prodotti delle aziende terremotate.
Secondo la Coldiretti sono circa 7mila le imprese agricole colpite dal sisma, di cui 2mila gravemente danneggiate, distrutte o da ricostruire per adeguarle alle nuove norme antisismiche.
Tra le produzioni più colpite figura il sistema del Parmigiano Reggiano, per si stimano danni per 150 milioni di euro, seguito dal Grana Padano, con 70 milioni di danni, e dall'aceto balsamico, con perdite pari a 15 milioni di euro. Sarebbero invece 8mila i posti di lavoro a rischio nel settore agroalimentare.
Un sistema di aziende legate all'agricoltura e ai suoi prodotti tipici non si può fermare - sottolinea la Coldiretti – né può essere delocalizzato, perché la produzione deve essere svolta, per legge, nel territorio delimitato dai disciplinari di produzione approvati dall'Ue.
Occorre intervenire rapidamente per non perdere un tessuto produttivo che è traino ed immagine del made in Italy - sostiene la Coldiretti – e la campagna “Salva aziende agricole” è il mezzo più semplice per assicurare da parte dei cittadini un aiuto immediato alle imprese del territorio colpito dal sisma.
Con ben 13 magazzini di stagionatura lesionati, acquistare Grana Padano e Parmigiano Reggiano significa ad esempio - sottolinea la Coldiretti - liberare spazio per la nuova produzione ottenuta dal latte raccolto nelle stalle dove la mungitura non può essere fermata.