Conclusa la relazione sul bilancio europeo 2010 della CCE
Se da un lato i conti dell’UE sono affidabili, dall'altro il tasso di errore per i pagamenti resta rilevante. Questi i principali dati emersi dalla relazione annuale della Corte dei conti europea (CCE) sull’esecuzione del bilancio dell’UE per il 2010, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione.
Infatti, mentre i conti relativi al 2010 presentano un’immagine fedele della situazione finanziaria dell’Europa, nonché dei risultati delle operazioni e dei flussi di cassa dell’esercizio, per contro, i pagamenti alla base dei conti presentano ancora un tasso di errore stimato al 3,7 % della spesa dell’UE che ammonta a 122,2 miliardi di euro.
Il tasso di errore non rappresenta una stima dei casi di frode, ma riflette la valutazione della CCE riguardo al grado di inosservanza della normativa che disciplina le spese, in caso ad esempio di violazione delle norme in materia di appalti pubblici, dichiarazione di costi non ammissibili o calcolo inesatto dei costi dichiarati per i progetti cofinanziati dall’UE o sovradichiarazione di superfici agricole da parte degli agricoltori.
I sistemi di controllo sottoposti a verifica per i diversi settori del bilancio UE sono risultati ancora una volta parzialmente efficaci nel garantire la regolarità dei pagamenti.
Il tasso di errore maggiore (7,7%), in crescita rispetto al 2009, è stato riscontrato nel settore di spesa UE Coesione, energia e trasporti. Permangono rischi significativi anche per quanto riguarda i pagamenti intermedi e finali per i gruppi di politiche Aiuti Esterni, sviluppo e allargamento e Ricerca e altre politiche interne.
Relativamente stabile, se confrontato con il 2009, il tasso di errore per Agricoltura e risorse naturali, pari al 2,3%.
I pagamenti diretti coperti dal Sistema integrato di gestione e di controllo (SIGC), invece, non hanno registrato errori rilevanti.
Questi errori dovrebbero essere individuati sin dai primi controlli effettuati dagli Stati membri, responsabili della gestione dell'80% dei pagamenti, ha dichiarato il Commissario europeo per la fiscalità, Algirdas Šemeta. Gli Stati membri, infatti, hanno sufficienti informazioni per correggere il 58% delle transazioni errate prima di certificare la spesa alla Commissione. Nel 2010, ha proseguito Šemeta, più del 66% degli errori nel settore delle politiche di coesione è stato registrato in tre Stati membri: Spagna, Italia e Repubblica Ceca.
Questi Paesi dovebbero prendere ad esempio la Polonia, dove il tasso di errore rilevato è pari allo 0%, ha dichiarato l'eurodeputato Jorgo Chatzimarkakis.
Per migliorare la gestione finanziaria del bilancio comunitario, ha concluso la Corte nel suo rapporto, è necessaria la collaborazione tra la Commissione e gli Stati membri nella definizione di obiettivi SMART (specific, measurable, achievable, relevant and timed), ossia specifici, misurabili, realizzabili, pertinenti e con un termine.
"Promuovere la trasparenza ed il rispetto dell’obbligo di render conto è una responsabilità condivisa da tutte le istituzioni nelle società democratiche - ha affermato il presidente della Corte, Vítor Manuel Da Silva Caldeira -. Essa è inoltre cruciale nel contesto attuale, nel quale la pressione sulle finanze pubbliche è elevata, il conseguimento degli obiettivi da parte dell’UE riveste grande importanza e l’esigenza di rafforzare la fiducia dei cittadini nell’UE e nelle sue istituzioni è pressante".