In queste ore in cui i responsabili politici di molti Paesi del mondo (seppure con l’assenza di importanti player come il Presidente degli USA o la Von der Leyen) stanno cercando di raggiungere il consueto accordo sul vertice climatico, è intanto trapelata la bozza relativa all’accordo della COP29. L’accordo provvisorio sembra voler puntare ad accontentare un po’ tutti, per quanto sia difficile.
Finanziamenti per il clima: le conclusioni del Consiglio UE in vista della COP29
Al centro del documento pubblicato oggi, nell’ultimo giorno della COP29 che si sta svolgendo a Baku in Azerbaijan, c’è il tema dei finanziamenti per il clima, un nodo su cui puntualmente i Paesi del Sud e quelli del Nord del mondo faticano a trovare una posizione condivisa. E, nonostante la bozza cerchi di indicare due target distinti - uno voluto dalle nazioni più ricche e l’altro dai Paesi in via di sviluppo - il dibattito di quest’anno non sembra rappresentare un’eccezione.
Cosa prevede la bozza della COP29 per la finanza climatica
Al momento, se confermato il contenuto della bozza sull’accordo della COP29, i leader hanno proposto due obiettivi per la finanza climatica, soltanto che uno è espresso in modo più esplicito, mentre l’altro è più sfumato.
Partiamo da quello più esplicito e voluto dai Paesi più ricchi. Si tratta del target, contenuto nell’articolo 8 del documento, che richiede alle nazioni sviluppate di assumersi la guida nel fornire 250 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 per aiutare i Paesi più poveri nell’azione climatica. Tra i governi che dovrebbero “guidare” il finanziamento ci sono l’Unione Europea, l’Australia, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Giappone, la Norvegia, il Canada, la Nuova Zelanda e la Svizzera. Tuttavia, va sottolineato che non viene esplicitato che siano unicamente i Paesi sviluppati a dover contribuire, sottintendendo un approccio diverso dai vertici degli anni precedenti che prevedeva che fossero solo le Nazioni più sviluppate a farsi carico dei finanziamenti per il clima, nonostante resti il rispetto del principio delle responsabilità condivise ma differenziate.
Il secondo obiettivo, invece, auspicato dai Paesi più vulnerabili, è contenuto nell’articolo 7 della bozza e “invita (quindi non “richiede”) tutti gli attori a collaborare per incrementare i finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo per l'azione climatica, da tutte le fonti pubbliche e private, fino ad almeno 1,3 trilioni di dollari all'anno entro il 2035. Il documento, in particolare, suggerisce ai Paesi in via di sviluppo di fornire contributi aggiuntivi su base volontaria “anche attraverso la cooperazione Sud-Sud”, per integrare gli obiettivi di finanziamenti per il clima. Vale la pena sottolineare anche che l’obiettivo di 1,3 trilioni è più in linea con le raccomandazioni degli economisti, secondo cui i Paesi in via di sviluppo dovrebbero avere accesso ad almeno 1 trilione di dollari all’anno entro la fine del decennio.
Per quanto riguarda la provenienza dei finanziamenti, la bozza (in riferimento all’obiettivo dei 250 miliardi) suggerisce che si debba attingere “da una vasta gamma di fonti, pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, incluse fonti alternative”. Un aspetto inviso ai Paesi in via di sviluppo, che preferirebbero invece prediligere le sovvenzioni (“grants”) rispetto ai prestiti (“loans”).
Inoltre, sebbene il target di 1,3 trilioni annui sia certamente più in linea con quanto richiesto dai Paesi in via di sviluppo - che sono anche tendenzialmente quelli più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico - è probabile che non accettino di buon grado il fatto che sia esplicitato il loro coinvolgimento come attori responsabili dell’erogazione dei finanziamenti (seppure su base volontaria).
Un altro punto, infine, su cui interviene la bozza dell’accordo della COP29 è quanto destinare, dei finanziamenti, alle azioni di mitigazione e quanto a quelle di adattamento al cambiamento climatico, per cui richiede che venga individuato un “equilibrio”.
Il vertice sul clima dovrebbe concludersi nella città sul Mar Caspio entro la fine di venerdì, anche se i precedenti COP hanno tradizionalmente sforato i tempi previsti.