Riforma appalti - primo via libera dal Senato

|Novità|19 giugno 2015

AppaltiLa riforma appalti viene approvata in prima lettura dal Senato. Si compie, così, il primo passo del recepimento delle direttive europee in materia di contratti pubblici. Il percorso andrà completato entro aprile del 2016.

Deroghe all’obbligo di lavori in house per le autostrade. E’ questa la novità più importante che il Senato ha assestato nelle fasi finali della discussione della riforma appalti. L’Aula di Palazzo Madama ha, così, approvato in prima lettura il disegno di legge delega che porta nel nostro sistema le nuove norme in materia di contratti pubblici. Si chiude solo il primo passaggio di un percorso che è ancora molto lungo. Manca ancora l’approvazione della Camera e l’attuazione del Governo, tramite un decreto legislativo. Dagli operatori di mercato, comunque, arrivano reazioni molto positive al ddl.

Le ultime correzioni

Rispetto alla versione uscita dalla commissione Lavori pubblici, infatti, l’Aula del Senato ha continuato a portare correzioni fino all’ultimo momento utile. In base al sistema attuale le concessionarie autostradali devono mettere sul mercato il 60% dei lavori relativi ai loro contratti, il resto possono farlo in casa, tramite loro società in house. Questo circuito viene spezzato dalla riforma: qui si prevede che tutto dovrà andare in gara. La modifica votata all’ultimo minuto, però, ha previsto alcune importanti eccezioni. I nuovi obblighi non valgono al di sotto dei 150mila euro. Inoltre, non valgono nei casi di project financing e per “le concessioni in essere affidate con procedure di gara ad evidenza pubblica secondo il diritto dell'Ue”. In questo modo, l’obiettivo è garantire l’equilibrio economico e finanziario delle operazioni che, altrimenti, rischierebbero problemi.

Meno stazioni appaltanti

Sempre giovedì sono state portate correzioni alle norme sulle stazioni appaltanti, con nuovi vincoli che puntano a limitare il numero di centri di spesa pubblici nel nostro paese, portandoli a un massimo di duecento. E sono state confermate alcune novità importanti in materia di in house: sarà l’Anac di Raffaele Cantone a gestire un elenco di società controllate da soggetti pubblici alle quali sarà consentito di ricevere affidamenti senza gara.

I poteri dell'Anac

Proprio l’Autorità anticorruzione è la grande protagonista delle nuove norme. Il testo uscito dal Senato le attribuisce un nuovo pacchetto di poteri che ne fanno, di fatto, il regolatore del mercato. L’Anac avrà il compito di comporre circolari e linee guida che, in alcuni casi, potranno essere addirittura vincolanti per le stazioni appaltanti e le imprese. Potrà anche bloccare le gare in odore di corruzione, chiedendo il loro annullamento, senza fare ricorso ai commissariamenti. E terrà una nuova banca dati unificata di tutti gli elementi che riguardano le imprese che partecipano agli appalti pubblici.

Divieto di deroghe

Oltre a questo, nel testo ci sono parecchie altre novità. Viene fissato il divieto esplicito di derogare rispetto alle regole ordinarie del Codice: le eccezioni potranno riguardare solo le emergenze di Protezione civile, adeguatamente documentate. Viene dato un ruolo più pesante alla fase di progettazione, con una limitazione forte degli appalti integrati, gli affidamenti congiunti di lavori e progetto. Viene vietato il massimo ribasso: potrà essere usato solo in casi eccezionali, perché la regola diventeranno gli affidamenti con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

Positivi i costruttori

Le reazioni degli operatori di mercato sono, in generale, molto positive. Il testo approvato dal Senato piace ai costruttori dell’Ance. “Siamo soddisfatti che molte nostre proposte siano state accolte nel testo di legge. In particolare penso al divieto di derogare alle regole ordinarie, una battaglia che l'Ance porta avanti con convinzione da anni”, dice il presidente, Paolo Buzzetti. Anche se bisogna fare “attenzione a non penalizzare le nostre imprese, nel confronto con i concorrenti europei, per esempio con limiti eccessivi alla capacità di progettare ed eseguire”. Quindi, le limitazioni sull’appalto integrato andrebbero corrette.

Bene per i sindacati

Il testo piace anche al Consiglio nazionale degli architetti e alle società di ingegneria dell’Oice, che apprezzano il ruolo pesante assegnato alla fase di progettazione. E viene lodato da Cgil, Cisl e Uil: per loro è “un provvedimento che può far fare un deciso passo avanti verso la legalità e verso la maggior tutela dei lavoratori impegnati in un settore nel quale, come tanti fatti di cronaca ci hanno mostrato, la corruzione e la mancanza di regole precise ha portato a gravi distorsioni e irregolarità”. Insomma, almeno per ora, la riforma degli appalti mette d’accordo tutti.

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