Decreto PNRR 3: cambia la governance dei fondi europei e delle risorse FSC
Il decreto-legge 13-2023, pubblicato il 24 febbraio in Gazzetta ufficiale, punta ad accelerare la spesa dei fondi della Politica di Coesione UE e nazionale, anche alla luce dell'ultima relazione di monitoraggio presentata dal ministro Fitto in CdM, accentrando le competenze in capo a Palazzo Chigi e sopprimendo l'Agenzia per la Coesione territoriale.
Cosa prevede il nuovo decreto PNRR
In base al testo del decreto PNRR approvato il 16 febbraio dal Consiglio dei Ministri ed entrato in vigore il 25 febbraio, sarà infatti il Dipartimento per le Politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri ad assumere tutte le funzioni dell'Agenzia per la Coesione e ad assorbirne le risorse umane, strumentali e finanziarie. Una riorganizzazione radicale che, insieme alla riprogrammazione di una parte dei fondi europei non spesi attraverso il capitolo REPowerEU del PNRR, dovrebbe aiutare l'Italia a recuperare il ritardo della programmazione 2014-2020.
Un ritardo testimoniato anche dalla Relazione sul monitoraggio dell’utilizzo dei fondi europei per la coesione e del Fondo di sviluppo e coesione del ciclo 2014-2020, portata sul tavolo del CdM dal ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto.
Cosa prevede il decreto PNRR 3 per i fondi europei
In base al dl 13-2023, l'Agenzia per la Coesione territoriale viene soppressa e le sue funzioni di indirizzo, programmazione, coordinamento e monitoraggio dei programmi e degli interventi finanziati dai fondi strutturali europei e dal Fondo per lo sviluppo e la coesione passano in capo al Dipartimento per le politiche di coesione, con il supporto in particolare del Nucleo di valutazione e analisi per la programmazione (NUVAP), che viene ridenominato dal decreto PNRR ter “Nucleo per le politiche di coesione” (NUPC) e a cui passano le funzioni dell'attuale Nucleo di verifica e controllo (NUVEC).
Il NUPC, che risulterà alla fine costituito da un massimo di 40 componenti nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o dell'autorità politica competente, sarà responsabile anche delle riprogrammazioni delle risorse UE e nazionali della Coesione, compresa la quota di fondi europei 2014-2020 non spesi destinata a confluire nel capitolo REPowerEU del PNRR. Sarà quindi questa la struttura tecnica che si occuperà delle modifiche al Recovery da sottoporre entro il 30 aprile alla Commissione europea e che, secondo quanto anticipato da Fitto in audizione in Parlamento, potrebbe condurre in porto una doppia operazione: da una parte, alimentare il PNRR con i fondi strutturali per finanziare nuovi progetti strategici nel contesto della crisi energetica; dall'altra ricollocare nel ciclo 2021-27 dei fondi europei i progetti Recovery depennati perchè inattuabili entro la scadenza del 2026.
Sempre fronte governance della Coesione, il decreto Recovery stabilisce che le funzioni di Autorità di audit dei Programmi nazionali, cofinanziati dai fondi strutturali e di investimento europei per il periodo 2021-2027 o da altri fondi europei a titolarità delle Amministrazioni centrali dello Stato, siano svolte dal Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato (IGRUE). In alternativa le Autorità di audit possono essere individuate dalle amministrazioni centrali titolari di ciascun Programma, a condizione che siano in una posizione di indipendenza funzionale e organizzativa rispetto all’Autorità di gestione.
Il provvedimento istituisce poi, presso il Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, l’Autorità di gestione nazionale del Piano strategico della PAC 2023-2027 (PSP), che sarà costituita da due Uffici: l’Ufficio per il coordinamento della programmazione e della gestione degli interventi, responsabile del coordinamento tra le Autorità di gestione regionali e gli organismi intermedi, e l’Ufficio per il coordinamento del monitoraggio e della valutazione, che invece si occuperà del supporto al Comitato di monitoraggio di cui all’articolo 124 del Regolamento (UE) 2021/2115.
L'ultima novità di rilievo riguarda il Fondo Sviluppo e Coesione e in particolare gli interventi infrastrutturali relativi al ciclo 2014-2020 definanziati per non aver rispettato la scadenza del 31 dicembre 2022 per l'assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti (OGV). Entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto PNRR, il Dipartimento per le politiche di coesione individuerà gli interventi che presentino un livello di avanzamento tale da giustificarne la prosecuzione – in particolare quelli per cui, alla data del 31 dicembre 2022, risultino pubblicati bandi di gara o inviate lettere di invito per l’affidamento dei lavori o per l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori - e, in base a questa ricognizione, il CIPESS assegnerà le risorse necessarie al loro completamento a valere sulle risorse FSC 2021-2027.
Per approfondire: Metodo PNRR per le risorse non spese del Fondo sviluppo e coesione
I ritardi nella spesa dei fondi europei e FSC
La prospettiva di rifinanziamento, grazie al FSC 2021-27, di alcuni interventi del ciclo 2014-2020 appena definanziati è solo l'ultimo tentativo di rimediare ai problemi nella gestione del Fondo sviluppo e coesione.
Lo scorso anno la relazione sul FSC 2014-2020 presentata al CIPESS il 14 aprile ha individuato progetti per 12,5 miliardi a rischio definanziamento per mancata assunzione di obbligazioni giuridicamente vincolanti. Ritardi che, oltre al danno per i territori che non vedono realizzate le infrastrutture attese, alimentano anche la prassi di distogliere le risorse FSC dall'obiettivo di ridurre i divari Nord-Sud per destinarle al finanziamento della spesa corrente. E' il caso dei 6 miliardi dirottati sugli interventi contro il caro prezzi nell'ambito del dl Aiuti 50-2022.
Quanto al Fondo Sviluppo e Coesione 2021-27, approvati nella primavera scorsa gli obiettivi strategici della nuova programmazione, il target di adottare i singoli Piani di sviluppo e Coesione entro il 2022 è stato disatteso, complice anche il cambio di governo.
La nuova relazione annuale fa il punto sulle risorse disponibili a valere sul FSC e sui fondi europei 2014-2020, anch'essi in drammatico ritardo, con la spesa certificata alla Commissione europea al 54% del totale programmato e circa 20 miliardi di risorse UE da spendere entro l'anno. A partire da questi dati, Fitto dovrà indicare quanti fondi potranno essere destinati agli investimenti per la transizione green nell'ambito della revisione del PNRR.
Per approfondire: Verso la programmazione del Fondo sviluppo e coesione 2021-27
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