Il Parlamento ha ancora una decina di giorni per completare l’esame del Piano Mattei, la strategia italiana da 5,5 miliardi che punta a rafforzare la cooperazione con il continente africano. Se da un lato lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri trasmesso ai parlamentari solo a metà luglio fa chiarezza su molti aspetti, dall’altro continuano a permanere rilevanti criticità, come emerso anche dalle diverse audizioni condotte finora.
Non solo Piano Mattei: l'Italia punta a diventare l'hub energetico del Mediterraneo
In linea con quanto previsto dal DL 161/2023, Camera e Senato hanno 30 giorni di tempo - cioè fino al 17 agosto - per esprimere il proprio parere sullo schema di DPCM che adotta il Piano Mattei.
Nonostante la pubblicazione del documento aiuti sicuramente ad avere maggiore contezza su cosa sarà finanziato davvero dal Piano Mattei, diversi analisti ne sottolineano comunque una certa genericità - soprattutto in merito all'individuazione dei progetti - che rischia di essere controproducente rispetto alle finalità ultime del Piano: cioè l’avvio di quel partenariato alla pari tra Italia e Paesi africani.
- La filosofia del Piano Mattei e le sue criticità
- Le risorse del Piano Mattei
- I cinque pilastri del Piano Mattei e i suoi progetti pilota
- La governance del Piano Mattei
- I documenti del Piano Mattei
La filosofia del Piano Mattei e alcune sue criticità
Lanciato a fine gennaio 2024 nel corso del Summit Italia-Africa, scelto come il primo appuntamento internazionale del G7 ospitato dall’Italia, il Piano Mattei è basato su una serie di principi chiave - rimarcati più volte dai leader italiani - su cui instaurare le relazioni con i paesi africani: rapporto alla pari; programmi strategici di ampio respiro che non disperdano le risorse in micro-progettualità; approccio win-win che permetta di assicurare la tutela degli interessi sia africani che italiani ed europei; coinvolgimento del settore privato; condivisione delle progettualità da realizzare.
Principi che nella teoria mettono tutti d’accordo ma che già a gennaio 2024 avevano già suscitato qualche perplessità sul fronte della pratica da parte di alcuni dei partner, come il presidente della Commissione dell’Unione africana (UA), Moussa Faki.