La riapertura degli scambi commerciali con l'Iran promette una crescita dell'export italiano di 3 miliardi di euro in 4 anni.
Contesto: le sanzioni e l'accordo
Per fermare l'ambizioso programma nucleare intrapreso dall'Iran dai primi anni del Duemila, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha approvato a più riprese sanzioni di varia natura nei suoi confronti. In particolare:
- dicembre 2006: divieto di import-export di macchinari sensibili all’uso nucleare e creazione di una black list;
- marzo 2007: divieto di vendita di armi e congelamento dei beni di società e individui;
- marzo 2008: inasprimento dell'embargo sia commerciale che finanziario;
- giugno 2010: estensione dei soggetti e delle società presenti nella black list;
- dicembre 2011: inasprimento delle sanzioni verso istituzioni finanziarie. Al regime di sanzioni aderiscono USA, Canada, Regno Unito e Ue.
Il 24 novembre 2013, a Ginevra, i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia) più la Germania siglano con l’Iran il primo elemento di un accordo quadro in grado di portare, nel corso dei mesi a venire, alla negoziazione di un “accordo complessivo” sul tema del nucleare. L'accordo definitivo tra i 5+1 e l'Iran viene raggiunto quasi due anni più tardi, sempre a Ginevra. L'intesa di aprile 2015 prevede la cancellazione graduale e monitorata delle sanzioni nei confronti dell'Iran a fronte di un drastico ridimensionamento dell'attività nucleare del Paese asiatico per almeno dieci anni.
Nelle scorse ore l'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica incaricata di monitorare il rispetto degli impegni da parte di Teheran, ha dato il via libera ufficiale all'applicazione dell'accordo quadro, decretando di fatto la fine delle sanzioni.