ENEA propone la creazione di un fondo ad hoc per finanziare il 90% del costo degli interventi di riqualificazione nei condomini.
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Una revisione nella politica di sostegno sinora adottata dai Governi, in particolare dell'ecobonus: il presidente dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) Federico Testa propone un nuovo meccanismo di incentivazione degli interventi di riqualificazione energetica profonda degli edifici condominiali.
Il meccanismo di incentivazione, proposto da Testa nel corso della presentazione del rapporto annuale sull'efficienza energetica (RAEE), si applicherebbe agli interi edifici condominiali; l'ambito sarebbe quello dell'efficientamento profondo ("deep renovation") e il beneficio andrebbe esteso a tutte le unità del condominio.
Si propone in particolare la creazione di un fondo ad hoc che finanzierebbe il 90% del costo degli interventi, mentre il rimanente 10% resterebbe a carico dei proprietari. Il fondo recupererebbe l'investimento in dieci anni incassando il 65% dallo Stato (in analogia con l'ecobonus), consentendo in tal modo alla finanza pubblica di sostenere il processo diluendo l'impegno in un periodo compatibile con le esigenze di equilibrio di bilancio.
La differenza sarebbe recuperata, in un periodo non precisato ma che si può ipotizzare intorno ai dieci anni, attraverso il risparmio energetico generato, che sarebbe addebitato agli utenti degli appartamenti nella bolletta energetica, con un meccanismo analogo a quello adottato nel Green Deal britannico (sistema che promuove misure di miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, residenziali e non, senza spese iniziali per i proprietari, in cui il costo degli interventi viene saldato con l’ammontare dei risparmi nelle bollette di elettricità e gas resi possibili dagli interventi stessi).
La proposta piace al viceministro dell'Economia Enrico Morando: “la costruzione di un soggetto contemporaneamente finanziario e tecnico è un'idea rilevante. Se sul piano sociale mantenessimo l'agevolazione in vigore useremmo risorse pubbliche anche a favore delle famiglie più deboli che abitano quei palazzi, mentre dal punto di vista produttivo con il fatto di cambiare modelli spingeremmo una parte del settore produttivo, impegnato nell'edilizia, a fare un salto di tempi e costi. Sotto il profilo ambientale la performance di risparmio sarebbe del 30-40%. Viste le diverse ragioni, sociali, economiche e ambientali, l'evoluzione delle misure fiscali è oggi una priorità per il Paese”.
L'analisi di Renovate Italy
L'ambizione del nuovo strumento, nota Virginio Trivella di Renovate Italy - associazione che raccoglie numerose realtà imprenditoriali e no profit che promuovono attività e progetti per la riqualificazione energetica in Italia - sarebbe ben maggiore della misura (prevista dall'ecobonus nella Legge di Stabilità 2016) che permette ai soggetti che si trovano nella no tax area in ambito Irpef la cessione della propria detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali in favore dei fornitori che hanno effettuato i predetti interventi.
“Questo sistema presenterebbe il vantaggio di rendere più agevole il recupero delle morosità ed escluderebbe il passaggio attraverso le spese condominiali che, spesso, è uno dei motivi che impediscono alle assemblee di condominio di deliberare le costose attività di manutenzione straordinaria delle parti comuni, a causa del timore di dover sostenere le quote dei condomini morosi”, nota Trivella.
Nell'analisi fornita da Renovate Italy si sottolineano punti di forza e debolezza della proposta di ENEA.
L'aspetto fortemente innovativo della proposta sta nella trasformazione da detrazione fiscale in incentivo, un'opzione che finora era sempre stata negata con la motivazione che il riconoscimento di un credito certo (condizione necessaria per coinvolgere la finanza) comporterebbe la registrazione del corrispondente debito (decennale) nel bilancio dello Stato, con creazione di debito pubblico e conseguente necessità di trovare immediata copertura anche per le quote che competono gli anni a venire. Al contrario, la detrazione fiscale non viene registrata che di anno in anno e trova copertura generica nella fiscalità complessiva.
L'impatto sul bilancio pubblico sarebbe mitigato dall'impostazione decennale e potrebbe essere compensato dall'esplicita computazione delle retroazioni positive sui conti dello Stato: da un lato l'aumento di PIL e imposte dirette e indirette conseguenti all'attivazione di iniziative che, senza potenti stimoli, il mercato non genera spontaneamente; dall'altro la riduzione di altre spese pubbliche favorite dalla riduzione delle emissioni inquinanti e dall'aumento del benessere, come quelle per la sanità e per gli ammortizzatori sociali legati alla disoccupazione.
Il meccanismo potrebbe essere regolato attraverso il contingentamento delle risorse disponibili, comunque a un livello sufficientemente elevato da risultare rilevante per capacità espansiva e contribuzione alla soluzione del problema ambientale. Infine, come per tutti i processi di innovazione che richiedono una iniziale fase di stimolo, la maturazione del mercato, i meccanismi di emulazione, l'evoluzione delle prassi e l'innovazione tecnologica probabilmente renderanno in futuro, se non superfluo, meno impellente il ruolo dell'incentivazione.
Diversi dettagli dovrebbero essere definiti, per evitare che aspetti apparentemente marginali impediscano al sistema di esprimersi pienamente: quorum e maggioranze condominiali, per esempio, dovrebbero essere fissati tenendo presente che le delibere sarebbero vincolanti, nei confronti dei dissenzienti, anche per ciò che riguarda il meccanismo di addebito delle quote di rimborso sulle bollette delle singole unità.
La possibilità di rendere il meccanismo più flessibile, consentendone l'applicazione anche a una sola parte delle unità condominiali ed escludendo dal finanziamento e dall'addebito in bolletta i proprietari delle unità disposti a sostenere direttamente l'investimento, procurerebbe vantaggi per i proprietari (minor costo dovuto all'assenza degli oneri finanziari) e per il sistema (maggiori risorse a disposizione delle famiglie che non dispongono delle risorse da investire).
E non si vedono motivi per non consentire l'applicazione del modello a tutte le istituzioni finanziarie che desiderassero impegnarsi in questo mercato nascente, vasto e articolato.
Renovate Italy suggerisce infine di usare cautela nel fissare standard eccessivamente vincolanti relativi ai parametri tecnici ed economici, per evitare di generare aspettative poco realistiche e di impedire che condizioni eccessivamente gravose siano di ostacolo all’offerta di servizi di qualità che, comunque, di fronte a una domanda vasta si regolerebbe attraverso la competizione.
Il rischio che bisogna evitare è che la convenienza sia circoscritta alle tecnologie meno costose ma anche meno efficaci, non in grado di generare risparmi di energia sufficientemente ambiziosi (deep renovation), e che il sistema resti in stallo.