I cittadini europei sono affamati di Internet ad alta velocità e servizi online, ma non abbastanza da promuovere la crescita sostenibile di cui l'Ue ha bisogno. Lo ha dichiarato la vicepresidente della Commissione europea responsabile per l'Agenda digitale Neelie Kroes, presentando il rapporto sui progressi del settore nell'Unione a 27. Una relazione che non risparmia critiche ad aziende e governi, ancora attaccati a "politiche e modelli aziendali del ventesimo secolo".
Si comincia con una serie di dati incoraggianti: il 95% dei cittadini europei ha accesso a un collegamento a banda larga sulla rete fissa, cresce l'utilizzo di Internet mobile - da cui la liberazione di una notevole quantità di spettro radio negli Stati membri nel corso del 2011 - e migliorano le condizioni dei consumatori, che grazie alle norme comunitarie hanno ottenuto una riduzione delle tariffe mobili.
Ma il potenziale del settore non è ancora sfruttato pienamente e le responsabilità riguardano le imprese quanto le autorità nazionali.
Da una parte, il rapporto rileva un'offerta inadeguata di collegamenti veloci e di contenuti online e carenze in termini di competenze Ict della forza lavoro. Deboli anche gli acquisti online transfrontalieri, che interessano solo una persona su 10, e l'utilizzo di Internet da parte delle piccole e medie imprese, che limitano così l'export e il potenziale di fatturato.
Dall'altra, secondo il rapporto, gli Stati membri devono attuare in maniera coordinata le norme comunitarie in materia di telecomunicazioni concordate nel 2009, soprattutto in materia di indipendenza delle autorità di regolamentazione, tutela dei consumatori e relativamente alla metodologia di calcolo dei costi per la diffusione della banda larga.
Ultima raccomandazione, sugli investimenti nella ricerca, che secondo la Kroes stanno scendendo ulteriormente sotto i livelli della concorrenza.