Non sono buone notizie quelle che arrivano dalle previsioni economiche d’autunno: invariata la stima di Bruxelles sul Pil italiano 2019 (+0,1%), mentre scende quella sul Pil 2020 (da +0,7% a +0,4%).
“L'economia italiana è in stallo dall'inizio del 2018 e ancora non mostra segnali significativi di ripresa”, scrive la Commissione nelle previsioni economiche d'autunno.
Le stime e i dubbi UE sulle misure anti-evasione in Manovra
Nel 2020 c’è una “modesta” ripresa della crescita, “grazie a domanda esterna e spesa delle famiglie, che però è attenuata dal mercato del lavoro in deterioramento”. L’Italia si conferma ultima in Europa sia nel 2019 che nel 2020.
Parallelamente, sono in deciso aumento le previsioni sul debito italiano: nel 2019 salirà a 136,2%, e nel 2020 a 136,8%. Bruxelles rivede così al rialzo le stime di primavera che lo davano a 133,7% e 135,2%. Le cause principali sono “debole crescita del Pil nominale, deterioramento dell'avanzo primario” e “costo in aumento delle misure passate”, vale a dire reddito di cittadinanza e quota 100.
La Commissione prevede inoltre per l'Italia un deficit stabile al 2,2% per il 2019 e in leggero aumento al 2,3% nel 2020.
Guardando alla Manovra 2020, l’Esecutivo UE esprime dubbi sulle misure anti-evasione: “Ci si aspetta che anche le misure addizionali contro le frodi fiscali previste nella manovra 2020 sostengano le entrate” del Governo, “anche se il gettito correlato è soggetto a qualche incertezza”.
La situazione in Europa
Le previsioni economiche della Commissione europea vedono l'Irlanda al top nel 2019 (+5,6%), seguita da Malta (+5%). La Germania è penultima con 0,4%, ma recupera nel 2020 (+1%).
Frena ancora la crescita dell'eurozona, confrontata da una combinazione di shock. Le previsioni economiche di autunno rivedono al ribasso il Pil dell'eurozona, all'1,1% per il 2019 dall'1,2% delle stime di luglio. Taglio anche per il 2020 di 0,2 punti percentuali, a 1,2% rispetto all'1,4% delle stime estive, mentre per il 2021 la previsione si ferma a 1,2%.
Per l’Unione europea a 28, il Pil dovrebbe crescere dell'1,4% nel 2019, 2020 e 2021, con una revisione al ribasso delle stime dello 0,2% rispetto a questa estate.
Brexit, tensioni commerciali USA-Cina: i fattori di rischio
Il perdurare delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina e gli elevati livelli di incertezza sul piano politico, in particolare per quanto riguarda il commercio, hanno frenato gli investimenti, l'industria manifatturiera e gli scambi internazionali. La crescita in Europa dipenderà dalla forza dei settori maggiormente orientati verso il mercato interno.
L'intensificarsi dell'incertezza o un aumento della tensione nelle relazioni commerciali e a livello geopolitico potrebbe rallentare la crescita, così come potrebbe agire da freno un rallentamento più marcato del previsto in Cina, dovuto al fatto che le politiche adottate finora potrebbero produrre effetti meno significativi di quelli attesi.
Più vicino a casa, un altro rischio è rappresentato dall'eventualità di una Brexit disordinata.
Tra i fattori che invece comporterebbero una revisione delle prospettive al rialzo, sarebbero propizi per la crescita un allentamento delle tensioni commerciali, il rafforzamento della crescita in Cina e una distensione delle tensioni geopolitiche. Nella zona euro la crescita trarrebbe vantaggio anche dalla scelta di attuare una politica fiscale più espansiva del previsto da parte degli Stati membri che hanno margini di bilancio. Nel complesso, tuttavia, la bilancia dei rischi continua a pendere decisamente verso una revisione delle prospettive al ribasso.
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