In caso di no-deal, ricercatori, studenti e agricoltori inglesi vincitori di bandi UE continueranno a ricevere i fondi anche nel 2020, a condizione che Londra collabori. Lo ha deciso il Parlamento UE. Modifiche anche al Fondo FEG per i lavoratori colpiti dalle conseguenze economiche di un 'no deal'.
Se il 31 ottobre 2019 il Regno Unito dovesse uscire dall’Unione europea senza aver raggiunto un accordo, Bruxelles ha stabilito che tutelerà in ogni caso i beneficiari inglesi di fondi europei anche nel 2020.
La decisione adottata ieri dal Parlamento europeoestende, dunque, anche al prossimo anno le previsioni contenute nel Piano di emergenza approvato il 17 aprile scorso con cui Bruxelles ha stabilito di continuare l'esecuzione del bilancio UE per il 2019 a vantaggio dei beneficiari inglesi di progetti europei, anche in caso di una Brexit senza accordo.
La misura comprende programmi come Horizon 2020, Erasmus+ o le politiche agricole e regionali e ha l'obiettivo di minimizzare le conseguenze negative, derivanti da una Brexit senza accordo, per tutti i beneficiari inglesi dei fondi europei e, indirettamente, anche per tutti quei beneficiari degli altri Stati membri in partenariato con i colleghi inglesi.
Il sostegno proseguirà però - stabilisce il Parlamento - solo a condizione che Londra continui a collaborare garantendo sia il pagamento della propria quota parte di finanziamenti, sia accettando i necessari controlli ed interventi di audit da parte degli ispettori di Bruxelles, come è stato finora.
Qualora, quindi, il 31 ottobre il Regno Unito dovesse effettivamente fare i bagagli e lasciare l’UE senza un accordo in tasca, il regolamento entrerà in vigore con urgenza e si applicherà dal giorno successivo a quello in cui i trattati europei avranno cessato di applicarsi al Regno Unito.
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Le modifiche al Fondo FEG
Il Parlamento ha votato anche la modifica del regolamento del FEG, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, per adattarlo anche alle eventuali esigenze che dovessero generarsi con una Brexit senza accordo.
Se fino a ieri, infatti, il FEG offriva un sostegno ai lavoratori senza più impiego a causa di importanti mutamenti strutturali del commercio mondiale dovuti alla globalizzazione, la modifica di ieri amplia il perimetro di applicazione del Fondo, estendendolo anche alle eventuali conseguenze negative derivanti da una Brexit senza accordo.
Nel caso, quindi, si dovessero generare perdite di posti di lavoro a causa di un no-deal, gli stati membri potranno ricorrere al FEG per cercare di mitigare gli effetti negativi.
Tale possibilità è però limitata, appunto, ad uno scenario da “no-deal”. Nel caso in cui, invece, la Brexit dovesse avvenire nell'alveo di un accordo tra Bruxelles e Londra, il nuovo regolamento del FEG non sarà applicato.
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