Codice appalti al via. Dopo il passaggio in preconsiglio di oggi, domani il Cdm approverà - salvo sorprese - in prima lettura la riforma degli appalti pubblici
Anche se il traguardo è ormai certo, restano sul piatto ancora un paio di dubbi, che saranno sciolti soltanto con la versione ufficiale del provvedimento. I testi diffusi nelle ultime ore, infatti, hanno scatenato le proteste di imprese e stazioni appaltanti, che stanno provando ad ottenere correzioni. Qualificazione, partenariato pubblico-privato, sistemi elettronici di gara, certificazione delle stazioni appaltanti saranno oggetto di limature fino all’ultimo.
Gli ostacoli per le imprese
Dal lato delle imprese, il problema principale è legato alla questione dell’accesso alle gare. Il primo dubbio riguarda i cosiddetti requisiti di carattere generale: sono le verifiche che le stazioni appaltanti devono fare in fase di avvio della gara, come la mancanza di condanne. Oltre alla conferma dei requisiti classici, sono entrati nel testo alcuni nuovi requisiti che ampliano molto il raggio d’azione della Pa. Ad esempio, le esclusioni potranno arrivare a carico di chi ha fatto causa a un committente in un precedente contratto. La discrezionalità eccessiva del nuovo sistema preoccupa molto gli operatori economici.
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Il sistema SOA
E non è tutto. Preoccupa molto anche la revisione allo studio del sistema SOA. Le società di attestazione qualificano i requisiti tecnici ed economici in capo alle imprese. Il loro raggio d’azione viene molto limitato dal nuovo Codice, perché potranno agire solo per le gare sopra il milione di euro, mentre oggi si muovono al di sopra dei 150mila euro. Per tutte le gare sotto questa soglia, interverranno direttamente le stazioni appaltanti. Ancora una volta, allora, si allarga la discrezionalità della Pa, a scapito delle imprese.
Non tutti i problemi, però, riguardano le imprese. Alcune questioni sono relative alle stazioni appaltanti. Il Codice prevede che debbano essere certificate dall’Anac di Raffaele Cantone. Altrimenti, potranno fare gara solo al di sotto di determinate soglie. Al momento, questi tetti sono bassissimi (40mila euro per servizi e forniture e 150mila euro per i lavori). Soprattutto i Comuni, allora, stanno facendo pressioni per ottenere una revisione di questi paletti, con l’obiettivo di conquistare qualche margine di manovra in più.
Dubbi sul PPP
Anche sul partenariato pubblico-privato ci sono trattative in corso. Le bozze del Governo prevedono che venga eliminata la possibilità per le imprese di proporre opere da inserire nella programmazione dei Comuni, ottenendo in cambio un diritto di prelazione in caso di gara. Si tratta di una previsione che penalizza molto le grandi imprese, soprattutto in un periodo nel quale la programmazione delle amministrazioni è parecchio carente.
I sistemi elettronici
Ancora, c’è da giocare la partita dei sistemi elettronici. Il nuovo Codice parla sia di gare elettroniche che di sistemi elettronici di progettazione, come il BIM. In entrambi i casi, però, non è ancora chiaro se saranno fissati degli obblighi, delle sanzioni o una semplice facoltà in capo alle stazioni appaltanti. Per capire cosa accadrà, allora, bisognerà aspettare il testo definitivo.
Le certezze arrivano dall'Anac
Insomma, a poche ore dall’approvazione finale ci sono molti dubbi, ma altrettante certezze. Su tutte, c’è il ruolo centrale che assumerà l’Anac. L’Autorità anticorruzione diventerà il perno del nuovo sistema di appalti pubblici, a partire dal prossimo 18 aprile. Dopo questo via libera, comunque, il percorso non sarà chiuso. Bisognerà attendere l’approvazione delle commissioni parlamentari competenti per materia e il secondo ok del Consiglio dei ministri. Due passaggi per i quali la legge delega prevede un totale di 45 giorni.