
Dall'adozione dell'euro, nel 2002, al culmine massimo della crisi economica, nel 2012, l'Italia ha sperimentato un netto peggioramento di tutti i dati macroeconomici. In dieci anni sono crollati la produzione industriale (- 20%), il potere d’acquisto delle famiglie (- 16,8%) e la domanda interna (- 4%), mentre la capacità di risparmio si è quasi dimezzata, passando dal 14% all’8%, la disoccupazione è salita al 12% e quella giovanile ad oltre il 40%. Un quadro che ha alimentato paura, intolleranza, chiusura e diffuso la convinzione che innalzare muri, ripristinare i controlli alle frontiere, uscire dall’euro e dall’Unione europea siano le soluzioni per invertire la rotta.
Il timore che questa propaganda politica diventi “un serio pericolo per le prospettive vere di riscatto dell’Italia e dell’intero continente” è il punto di partenza di “Riformare l'Euro.