Chat with us, powered by LiveChatPolitica agricola comune - PAC, strumenti Ue inadeguati - FASI
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Politica agricola comune - PAC, strumenti Ue inadeguati

|Novità
06 aprile 2016

Da Confagricoltura agli eurodeputati, tutti concordi nel richiedere una revisione della Politica agricola comune

Convegno Farm Europe

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Intervenendo a un convegno sulla PAC organizzato dal think tank Farm Europe, il presidente di Confagricoltura Mario Guidi ha ribadito l'inadeguatezza dell'impianto normativo approvato due anni fa. Serve una revisione di medio termine, per tagliare la burocrazia e migliorare le misure per la gestione delle crisi di mercato, ha sottolineato invece il coordinatore del gruppo S&D in commissione Agricoltura al PE Paolo De Castro.

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Verso la Farm Europe's Global Food Forum Initiative

A partire dal 2006 i livelli di reddito degli agricoltori statunitensi ed europei, fino ad allora in sostanziale equilibrio, hanno cominciato a divaricarsi: mentre per i primi sono quasi raddoppiati, nell'Ue la crescita si è fermata ed è iniziato un periodo di calo. E' partito da questi dati il dibattito al Parlamento europeo sulla Politica agricola comune, patrocinato dall'eurodeputato francese Michel Dantin, che della nuova PAC è stato uno dei relatori. Un evento organizzato anche per lanciare la Farm Europe’s Global Food Forum (GFF) initiative, la manifestazione che si terrà in Italia il 14 e il 15 ottobre 2016 con l'obiettivo di sviluppare proposte per la crescita del settore agricolo europeo.

Sono convinto che la PAC non rifletta le ambizioni che l'Ue deve avere per l'agricoltura e l'agroalimentare, ha detto Dantin, secondo cui l'attuale impianto è fermo a una visione politica e a principi che risalgono a trent'anni fa e non permette alle aziende di stimolare crescita e occupazione. Una sollecitazione accolta dal commissario per l'Agricoltura Phil Hogan, secondo cui bisogna guardare avanti, ripensando il ruolo che la PAC può giocare per la crescita sostenibile del settore.

De Castro, serve una midterm review

Serve una revisione di medio termine della PAC per ridurre la burocrazia e rafforzare la capacità dell'Unione europea di reagire collettivamente alle crisi di mercato, prevenendo la trappola della rinazionalizzazione, ha sottolineato invece De Castro, ricordando che “la volatilità è qui per restare e abbiamo bisogno di una PAC più ambiziosa per offrire soluzioni concrete agli agricoltori europei”. Il riferimento è innanzitutto alla crisi dei settori lattiero-caseario e delle carni, al centro del piano da circa 500 milioni varato dalla Commissione nell'autunno 2015. Un piano anch'esso inefficace, secondo De Castro, perchè affidato a decisioni nazionali, che hanno “mortificato il potenziale che si sarebbe potuto sviluppare con un uso organizzato a livello europeo di quelle risorse".

Per De Castro, la revisione di medio termine della PAC servirebbe a introdurre “modelli diversi di gestione del rischio per reagire in modo rapido e efficace alle crisi” e per “migliorare il trade-off tra effetti ambientali, complessità amministrativa e condizionamenti aziendali causato dal pagamento verde", il greening.

Guidi, per la PAC post 2020 partiamo da zero

Guarda invece direttamente alla prospettiva post 2020 il presidente Guidi, secondo cui il processo legislativo per la prossima riforma della PAC dovrà essere il momento in cui dire “basta restyling, ripartiamo da zero”.

La prima critica di Confagricoltura riguarda il pagamento diretto generalizzato e per tutte le produzioni indipendentemente dall’andamento di mercato, una prassi che “rischia di sovracompensare gli agricoltori nelle fasi positive degli scambi e di non compensarli adeguatamente nei momenti di crisi”.

Quanto al tema della sostenibilità, invece, Confagricoltura ha denunciato il pericolo che strumenti come il greening entrino in contraddizione con altri obiettivi della PAC, a cominciare dalla sicurezza alimentare. “Il greening, nel primo anno di applicazione, ha portato in Italia ad una riduzione della superficie a mais e grano duro a favore di leguminose e terreni a riposo”, ha detto Guidi. “Bisogna proporre obiettivi precisi e non imposizioni generalizzate”, ha proseguito, suggerendo un sistema di punteggi per riconoscere alle aziende capaci di contribuire alla sostenibilità ambientale e alla tutela dell’ecosistema la qualifica “greening conforme”.

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