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Federalismo fiscale e municipale: stop del Quirinale

|Novità
04 febbraio 2011

Giorgio NapolitanoE' il Colle a fermare la corsa ad ostacoli del federalismo fiscale. Con un comunicato ufficiale il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, fa sapere che non ci sono le condizioni per procedere all'emanazione del decreto legislativo approvato in tutta fretta da Palazzo Chigi lo scorso 3 febbraio con il plauso dei ministri Tremonti e Calderoli.

In una lettera al premier Silvio Berlusconi, Napolitano rileva oggi che non sussistono le condizioni per procedere all'emanazione. Il motivo è che non si sarebbe perfezionato il procedimento per l'esercizio della delega previsto dai commi 3 e 4 dall'art. 2 della legge n. 42 del 2009, che sanciscono l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari.

La notizia è stata seguita da una telefonata tra Bossi e il Presidente della Repubblica, in cui il ministro per le riforme si è impegnato a recarsi al Quirinale, nei prossimi giorni, e a dare comunicazioni al Parlamento sul decreto approvato da Palazzo Chigi.

Ieri in serata la Lega difendeva l'adozione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto sul Federalismo municipale, definendolo "un atto dovuto", anche se di fatto ingnorava il voto sfavorevole della commissione bicamerale presieduta da Enrico La Loggia (la cosiddetta "bicameralina"), sfociato in un pareggio.

A margine dell'approvazione a Palazzo Chigi era stato laconico il commento congiunto del capogruppo della Lega Nord alla Camera, Marco Reguzzoni, (fedelissimo del senatur) e quello del Senato, Federico Bricolo: "Abbiamo aspettato con numerosi rinvii e abbiamo accolto numerosissimi emendamenti parlamentari e tutte le richieste dell’Anci. È pertanto doveroso che il governo abbia proceduto lungo le linee che la legge delega gli ha affidato, approvando un decreto che ha recepito completamente il parere della V Commissione del Senato. Alle opposizioni che criticano, rispondiamo che strumentale è stato il loro voto in Bicamerale perché hanno più volte condiviso molti dei contenuti del federalismo".

Immediate le reazioni delle parti politiche allo stop del Quirinale. Per il capogruppo del PD a Palazzo Madama, Anna Finocchiaro: "Era evidente fin da ieri che sarebbe andata a finire così, ma come al solito una maggioranza e un governo che arrivano ad ignorare le più elementari regole istituzionali solo per rispondere ai ricatti della Lega sono dovute arrivare all'ennesima e vergognosa brutta figura. Dopo la bocciatura della Commissione bicamerale, tutti sapevano, anche quelli che nella maggioranza hanno fatto finta di niente, che il provvedimento sul federalismo non avrebbe potuto proseguire il suo iter. Da Napolitano, garante come sempre assoluto delle nostre istituzioni, è venuto un atto ineccepibile che blocca una norma illegittima".

Nel frattempo un'indagine realizzata dall'Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis mostra un paese diviso sul tema del federalismo. Il 45 per cento del campione intervistato si dichiara favorevole all’attuazione della riforma, mentre il 44 per cento manifesta la propria contrarietà; l’11 per cento non esprime un’opinione in merito”. I risultati dell’indagine delineano un Paese spaccato. Secondo la rilevazione sarebbe favorevole al federalismo il 67 per cento dei residenti al Nord, il 40 per cento di chi vive nelle regioni del Centro, ma appena il 18 per cento dei cittadini del Sud, che guarda con perplessità all’attuazione del federalismo fiscale.

Sul fronte politico alcuni, come Marcello Sorgi dalle pagine della Stampa, interpretano gli ultimi fatti come un segnale di indebolimento di Bossi e di un contestuale rafforzamento della posizione di Berlusconi, grazie al voto della Camera (sempre lo scorso 3 febbraio) che non autorizza l'autorità guidiziaria a perquisire i suoi uffici nell'ambito del "Ruby gate". Il Carroccio si troverebbe in un momento molto difficile, sia a causa del pronunciamento sfavorevole della bicameralina sul suo cavallo di battaglia, che per la decisione di Napolitano. La base leghista, incarnata dalla voce di Radio Padania, spinge infatti il senatur ad imboccare la strada delle elezioni anticipate.

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