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Parlamento UE - Politica Coesione continui a finanziare tutte le regioni

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17 aprile 2018

Corina Cretu - Photo credit Dominique HOMMEL © European Union 2017 - Source: EP Aggiornato il 17 aprile 2018 La plenaria del Parlamento europeo si oppone al taglio dei fondi per la Politica di Coesione nel bilancio UE post 2020 e all'esclusione di alcune regioni dall'accesso ai finanziamenti europei.

Quadro finanziario pluriennale – gli scenari per il bilancio UE post 2020

Nessuna regione europea dovrebbe essere esclusa dall'accesso ai fondi della Politica di Coesione post 2020. E' quanto richiesto dalla risoluzione a cura dell'eurodeputato PPE Marc Joulaud sulla Settima relazione della Commissione europea sul rafforzamento della Coesione nell'Unione europea, approvata dalla plenaria del Parlamento europeo, con 506 voti a favore, 71 contrari e 45 astensioni.

L'ok della plenaria segue il via libera della commissione Sviluppo regionale, che a fine marzo aveva approvato il testo e discusso del futuro della Coesione e del bilancio UE post 2020 con la commissaria per la Politica regionale Corina Creţu.

Politica di Coesione post 2020: le priorita' della Commissione UE

Fondi europei per tutte le regioni

Ogni tre anni la Commissione europea pubblica una relazione sui progressi compiuti nella realizzazione della Coesione economica, sociale e territoriale. Sulla base delle conclusioni dell'ultima relazione, pubblicata dalla Commissione europea il 9 ottobre 2017, il relatore Marc Joulaud ha sviluppato una serie di proposte concrete che rappresentano la posizione del Parlamento UE in vista delle proposte per il bilancio UE e per i programmi post 2020.

La 7a relazione sulla Coesione ha evidenziato che persistono significative disparità tra le regioni europee e al loro interno e che, oltre ai territori meno sviluppati e a maggior rischio di povertà, altri sono bloccati nella "trappola del reddito medio" e non riescono ad agganciare la ripresa. Per questo, il Parlamento ritiene essenziale che la Politica di Coesione continui a coprire tutte le regioni europee e rimanga il principale strumento di investimento dell'Unione, con un bilancio all'altezza delle sue sfide, cioè contribuire al bene pubblico europeo e all'obiettivo di ridurre le disparità all'interno dell'UE.

Commissione UE – la Politica di Coesione serve ancora

Non scaricare tutte le sfide UE sulla Coesione

L'idea degli eurodeputati è che la Politica di Coesione possa contribuire alle nuove sfide comuni dell'UE, come la sicurezza o l'integrazione dei rifugiati sotto protezione internazionale, ma senza pretendere che i fondi strutturali europei risolvano tutte le crisi e coprano le nuove esigenze di finanziamento a breve termine che vanno al di là della loro sfera.

Allo stesso modo, sebbene il Piano di investimenti Juncker si possa considerare complementare alla Politica di Coesione, per gli eurodeputati il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) non può sostituire in nessun caso i fondi strutturali, indipendentemente dal livello di sviluppo delle regioni.

Attenzione ai territori

Il testo del PE sottolinea che il valore aggiunto della Politica di Coesione si caratterizza in primo luogo per la sua capacità di tenere conto delle esigenze e delle specificità di ciascun territorio e sollecita, quindi, maggiore attenzione alle problematiche periurbane e rurali, con particolare riguardo alle città di medie dimensioni.

Allo stesso tempo, il valore aggiunto europeo si incarna anche nella cooperazione territoriale europea, che secondo gli eurodeputati dovrebbe poter contare su maggiori risorse nella programmazione post 2020.

Pensando alle regioni maggiormente colpite dagli effetti negativi della globalizzazione, il testo invita a valutare la possibilità di stabilire un coordinamento tra i fondi strutturali e il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, così come ad utilizzare meglio i fondi europei per affrontare le sfide della disoccupazione giovanile, dei cambiamenti climatici e dell'invecchiamento della popolazione.

A questo proposito, la risoluzione rilancia la proposta di tenere conto di indicatori complementari al PIL pro capite per l'assegnazione dei fondi europei, a cominciare da criteri sociali come il tasso di disoccupazione giovanile.

Semplificare regole e gestione dei fondi UE

La plenaria è inoltre favorevole alla concentrazione tematica su un numero limitato di priorità legate ai principali obiettivi politici europei, lasciando alle Autorità di gestione il compito di elaborare le loro strategie territoriali sulla base delle loro esigenze.

Gli eurodeputati chiedono inoltre di semplificare le condizioni di accesso agli strumenti finanziari e di migliorarne le sinergie con le sovvenzioni, lasciando però alle regioni la possibilità di determinare liberamente il metodo di finanziamento più appropriato, senza quote vincolanti in materia di utilizzo degli strumenti finanziari.

Per favorire l'attenzione ai risultati, inoltre, gli eurodeputati chiedono di passare da una logica contabile a una logica delle prestazioni, lasciando alle Autorità di gestione maggiore flessibilità relativamente alle modalità per conseguire gli obiettivi.

Più in generale, in tema di semplificazione, il testo invita la Commissione europea:

  • a ridurre il volume del corpus normativo e la quantità di orientamenti,
  • a garantirne la traduzione in tutte le lingue dell'Unione,
  • a bandire qualsiasi applicazione e interpretazione retroattiva delle norme,
  • a trasformare i programmi operativi in veri e propri documenti strategici più concisi e flessibili,
  • a prevedere una procedura semplificata per modificare i programmi operativi in fase di programmazione,
  • a prevedere un trattamento uniforme dei fondi europei in gestione diretta e dei fondi della politica di coesione per quanto concerne gli aiuti di Stato,
  • a stabilire norme armonizzate per gli strumenti europei che si rivolgono agli stessi beneficiari,
  • a promuovere la complementarità tra la politica di coesione e il futuro programma di ricerca dell'Unione.

Infine, sebbene favorevoli a un legame tra Politica di Coesione e governance economica, per promuovere un ambiente il più possibile favorevole agli investimenti e al corretto utilizzo dei fondi, gli eurodeputati chiariscono la Coesione non deve essere posta al servizio di priorità non correlate ai suoi obiettivi. Le stesse condizionalità ex ante, che pure si sono dimostrate utili, hanno rappresentato secondo il Parlamento europeo un fattore di complessità e di ritardo nell'avvio della programmazione. La Commissione europea dovrebbe quindi ridurne il numero e avvalersi il più possibile dei documenti strategici esistenti, in un'ottica di sussidiarietà e proporzionalità.

Progetto di relazione sul rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale nell'Unione europea: la 7a relazione della Commissione europea

Cretu, aumentare contributi nazionali al bilancio UE

Nella comunicazione sul prossimo QFP pubblicata a febbraio, la Commissione europea ha prospettato tre scenari per il futuro della Politica di Coesione: il mantenimento dello status quo e la conferma del sostegno a tutte le regioni europee; il taglio di un quarto dei fondi e la destinazione degli aiuti alle sole regioni meno sviluppate; il taglio di un terzo dei fondi, per assicurare il sostegno alle sole regioni dei Paesi meno sviluppati, sostanzialmente quelli dell'Est Europa.

Discutendo del prossimo bilancio europeo con gli eurodeputati della commissione Sviluppo regionale, nelle scorse settimane la commissaria Cretu si è espressa senza riserva per la prima opzione, che richiederebbe un aumento dei contributi nazionali al budget UE, per fare fronte al gap finanziario provocato dal Brexit e dalle nuove sfide in tema di migrazione, sicurezza, controllo delle frontiere, digitalizzazione.

Questo impone però il superamento della visione che contrappone contribuenti netti e beneficiari netti, ha detto la commissaria, sottolineando che la partecipazione all'Unione non è semplicemente un esercizio matematico, perchè tutti i Paesi traggono vantaggio, direttamente o indirettamente, dagli investimenti europei.

Le proposte della Commissione per il QFP saranno presentate il prossimo 2 maggio, mentre il 29 maggio è prevista la discussione sui regolamenti settoriali. Da quel momento dovrà partire un confronto serrato con l'obiettivo di lanciare i nuovi programmi dal 1 gennaio 2020, ha detto la commissaria. Se non impareremo dalle lezioni del passato, avviando in tempo il prossimo ciclo di bilancio, centinaia di progetti saranno a rischio, ha avvertito.

Politica Coesione: Vescina, come spendere meglio i fondi europei

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