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Brexit - le reazioni di vertici e rappresentanti Ue

|Novità
27 giugno 2016

Di fronte alla Brexit, i vertici Ue assicurano che l'Unione rimane unita e sostiene i suoi valori fondamentali di promozione di pace e benessere dei cittadini.

Round table Juncker, Schulz, Tusk, Rutte - © European Union , 2016   /  Source: EC - Audiovisual Service   /   Photo: Jennifer Jacquemart

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Si susseguono le reazioni e i commenti di vertici e rappresentanti delle istituzioni Ue nel giorno dei risultati del referendum sulla Brexit. Con una maggioranza del 51,9% i cittadini britannici hanno espresso la volontà di uscire dall'Unione europea e decretato di fatto la rottura definitiva tra Londra e Bruxelles.

La dichiarazione congiunta vertici Ue

Di fronte alla vittoria del "leave", i presidenti del Parlamento e del Consiglio europeo, Martin Schulz Donald Tusk, insieme al primo ministro olandese Mark Rutte, che detiene attualmente il turno di presidenza dell'Ue, hanno rilasciato, sotto invito del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker una dichiarazione congiunta.

In un processo libero e democratico, si legge nella dichiarazione, "i cittadini britannici hanno espresso il loro desiderio di lasciare l'Unione europea. Ci rammarichiamo per questa decisione, ma la rispettiamo". Si tratta di una situazione senza precedenti, continuano i vertici Ue, che si dicono "uniti nella nostra risposta". "Saremo forti e sosterremo i valori fondamentali dell'Ue di promozione della pace e del benessere dei propri cittadini".

L'Unione di 27 Paesi Ue, continua la dichiarazione, affronterà "insieme le sfide comuni per creare crescita, aumentare la prosperità e garantire un ambiente sicuro per i nostri cittadini e le istituzioni svolgeranno fino in fondo il loro ruolo per mantenere questi impegni".

I vertici dell'Unione si dicono poi "pronti ad avviare rapidamente i negoziati con il Regno Unito sui termini e le condizioni del suo recesso dall'Ue" e ricordano che "finché questo processo negoziale non sarà concluso, il Regno Unito continuerà ad essere membro dell'Unione europea, con tutti i diritti e gli obblighi connessi". 

La dichiarazione congiunta si chiude poi con l'auspicio che la Gran Bretagna possa essere "un partner stretto dell'Unione europea in futuro". Qualsiasi accordo verrà concluso con il Regno Unito quale Paese terzo - si legge infine - dovrà rispecchiare gli interessi di entrambe le parti ed essere equilibrato in termini di diritti e obblighi."

I commenti degli eurodeputati

On. Silvia Costa, europarlamentare del gruppo S&D

"L'Inghilterra ha tradito i suoi giovani. [...] Si è giocato col fuoco in una difficile situazione di crisi che doveva vedere un più forte impegno politico nelle risposte e nei programmi e non la scorciatoia di far esprimere con un sì o un no direttamente i cittadini su una decisione così complessa e con implicazioni così gravi. Si è così lasciato il campo alle forze populiste che hanno raccontato molte bugie e alimentato paure e spettri.

Ora la verità si imporrà in modo crudo: finiscono i fondi strutturali, si riduce la circolazione delle merci e aumentano i dazi; si riduce o si interrompe la partecipazione della Gran Bretagna ai programmi comunitari e comunque non avverrà più senza costi per i cittadini, come sarà per Erasmus. Lo sanno bene i giovani inglesi che hanno massicciamente votato per “Remain” ed è triste che chi è il presente e il futuro della Gran Bretagna e dell'Europa non sia stato ascoltato".

On Manfred Weber, presidente del gruppo PPE

"Rispettiamo e ci rammarichiamo per la decisione degli elettori britannici. Questa crea un grande danno a entrambe le parti, ma in prima istanza alla Gran Bretagna [...] I negoziati per l'uscita devono essere conclusi al massimo entro due anni".

On. Matteo Salvini, europarlamentare EFDD

“Ora l’Europa ha davanti a sé l’occasione di liberarsi dell’Unione europea. [...] Basta coi salotti dei banchieri. [...] E' un gran peccato che la nostra Costituzione, che è antidemocratica, non consenta agli italiani di votare tramite referendum su trattati internazionali”.

On. Piernicola Pedicini, europarlamentare EFDD

"Noi riteniamo che bisogna stare in Europa. A noi non piace questa Europa, ma in Europa bisogna starci e cambiarla da dentro. [...] La Gran Bretagna è fuori dall'Unione europea e Cameron si è dimesso. Lo hanno deciso i cittadini britannici con il referendum. È la strada più cara al Movimento 5 Stelle, quella di chiedere ai cittadini un parere sugli argomenti decisivi per i popoli. Nessun governo deve aver paura delle espressioni democratiche del proprio popolo, anzi deve considerare il suo volere come il più autorevole dei mandati. L'Unione europea deve cambiare, altrimenti muore".

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Il risultato del referendum britannico è inequivoco: la maggioranza dei britannici vuole uscire da quest'Unione europea.

A partire da oggi devono essere percorse due strade parallele, politicamente e istituzionalmente distanti l'una dall'altra. La prima strada è quella indicata dall'articolo 50 del Trattato sull'Unione europea: il recesso del Regno Unito è senza condizioni dall'una e dall'altra parte. Cosi come con gli altri paesi vicini che non sono candidati all'adesione, l'Unione deve stabilire con il Regno Unito "relazioni strette e pacifiche" fondate sui suoi valori (rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, rispetto dei diritti dell'uomo ivi compresi quelli delle minoranze).

Le istituzioni europee devono prendere le misure immediate nella lettera e nello spirito dell'articolo 50. Ciò vuol dire non solo che i rappresentanti del Regno Unito non partecipano più alle riunioni del Consiglio europeo e del Consiglio ma anche a quelle del Comitato dei Rappresentanti Permanenti e di tutti i comitati intergovernativi.

In una situazione di evidente conflitto di interessi le altre istituzioni ed organi dell'Unione devono escludere i cittadini britannici dalle loro deliberazioni e decisioni con particolare riferimento alla Commissione e alla Corte di Giustizia.

Evidentemente il governo del Regno Unito non presiederà più il Consiglio Ue nel secondo semestre 2017 e non farà più parte della troika con Estonia e Bulgaria.

Per quanto riguarda il Parlamento europeo gli eletti nel Regno Unito dovranno essere esclusi da tutti gli incarichi (presidente e vicepresidenti, questori, presidenti e vicepresidenti di commissione e di delegazione, Presidenti di gruppi politici) in occasione del rinnovo degli organi interni del Pe nel gennaio 2017.

L'accordo per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea dovrà essere rapidamente sottoscritto fra le parti adottando tutte le misure tecniche e legislative che implicano l'esclusione di un paese membro dall'Unione.

L'uscita del Regno Unito esige la revisione dei trattati.

La seconda strada riguarda dunque la riforma dell'Unione, resa indispensabile e urgente per la crisi gravissima del progetto di integrazione e per governare - nell'interesse generale dei suoi cittadini - un sistema a due velocità.

Il voto britannico del 23 giugno suona la campana di quest'Unione incapace di rispondere ai bisogni dei suoi cittadini e ignara dei valori dello stato di diritto, suona la campana per l'arroganza del metodo confederale ma anche per l'inadeguatezza del metodo comunitario.

Ancora una volta la strada della riforma è quella indicata da Altiero Spinelli: una comunità di valori fondata sul modello federale, solidale e democratica.

Ancora una volta, come è avvenuto nel 1980, l'iniziativa spetta al Parlamento europeo con l'ambizione di scrivere un progetto di Comunità da sottoporre direttamente al voto dei cittadini europei in occasione delle elezioni europee del 2019.

Se il Parlamento europeo non avrà quest’ambizione bisognerà iniziare a lavorare all'ipotesi di una assemblea costituente direttamente eletta dai cittadini nei paesi che lo vorranno parallelamente alle elezioni europee nel maggio 2019. Con un mandato preciso e limitato nel tempo quest’assemblea dovrà scrivere la Legge Fondamentale di una nuova Comunità - federale, solidale e democratica - da sottoporre all'approvazione dei cittadini in un referendum paneuropeo.

Pier Virgilio Dastoli, presidente Movimento Europeo in Italia

Photocredit © European Union, 2016 / Source: EC - Audiovisual Service / Photo: Jennifer Jacquemart

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