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Privacy: Bruxelles propone riforma protezione dati

|Novità
29 gennaio 2013

Viviane Reding - Credit © European Union, 2012"Solo 17 anni fa nemmeno l’1% degli europei sapeva usare Internet. Oggi non si contano i dati personali trasferiti e scambiati attraverso i continenti e per l’intero globo in qualche frazione di secondo". Con questa premessa la commissaria per la Giustizia Viviane Reding ha presentato le proposte di Bruxelles per riformare le norme comunitarie che dal 1995 disciplinano la protezione dei dati e stimolare l’economia digitale europea.

Obiettivo della Commissione europea è aggiornare l'attuale normativa - tra l'altro applicata finora dai paesi membri in maniera disomogenea - alla luce del progresso tecnologico e della sfida della protezione dei dati online. In questo modo, Bruxelles punta rafforzare la fiducia verso i servizi online da parte dei cittadini e ad alleggerire gli oneri burocratici per le imprese, che dovrebbero ottenere risparmi fino a circa 2,3 miliardi di euro l’anno.

Le principali novità del pacchetto – che comprende una comunicazione strategica, un regolamento sulla protezione dei dati nell'Unione e una direttiva sulla protezione delle persone fisiche – sono:

  • un corpus unico di norme di protezione dei dati valido per tutta l’Unione,
  • abolizione degli oneri amministrativi inutili, come l'obbligo di notificare tutti i trattamenti alle autorità di protezione dei dati,
  • possibilità di rivolgersi a un’unica autorità nazionale di protezione dei dati nel paese dell’Unione in cui gli operatori hanno il proprio stabilimento principale,
  • semplificazione nell'accesso ai propri dati personali e nel trasferirli da un fornitore di servizi a un altro,
  • diritto all’oblio, se non sussistono motivi legittimi per conservare i dati.

Le nuove norme dovrebbero applicarsi anche ai dati personali trattati all’estero dalle imprese attive nel mercato unico. Inoltre, la Commissione chiede maggiori poteri per le autorità nazionali indipendenti di protezione dei dati, che dovrebbero poter comminare sanzioni pecuniarie fino al 2% del fatturato mondiale annuo.

Se approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei Ministri dell'Unione, le nuove regole entreranno in vigore tra almeno due anni.

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