Chat with us, powered by LiveChatFondo investimenti - via libera del Consiglio di Stato - FASI
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Fondo investimenti - via libera del Consiglio di Stato

|Novità
14 giugno 2018

Fondo InvestimentiLuce verde di Palazzo Spada al decreto di ripartizione del Fondo investimenti. A disposizione, 36 miliardi di euro spalmati in 15 anni e che possono essere impegnati da subito.

Fondo investimenti – dpcm di ripartizione delle risorse

II Consiglio di Stato, con il parere n. 1529 del 12 giugno 2018, ha approvato lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di ripartizione del fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese.

Fondo le cui risorse - poco più di 36 miliardi - hanno rischiato lo stop dopo la pronuncia della Corte costituzionale, che ad aprile aveva accolto il ricorso presentato dalla Regione Veneto dichiarando parzialmente illegittima la norma: la legge avrebbe dovuto prevedere “il coinvolgimento degli enti territoriali nell’adozione dell’atto che regola l’utilizzo del fondo”, sostiene la Consulta.

Fondo investimenti: le risorse previste dalla Legge di Bilancio 2018

La Manovra 2017 ha istituito, nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle finanze, un Fondo per assicurare il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese in determinati settori di spesa, tra cui i trasporti, le infrastrutture, la ricerca, la difesa del suolo, l'edilizia pubblica, la riqualificazione urbana.

A tali finalità sono stati destinati oltre 47 miliardi di euro in un orizzonte temporale venticinquennale. Parte di tali risorse, ripartite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 luglio 2017, sono già state assegnate.

La Legge di Bilancio per il 2018 ha rifinanziato il Fondo investimenti per poco più di 36 miliardi dal 2018 al 2033, così ripartiti: 800 milioni di euro per l'anno 2018, 1 miliardo e 615 milioni di euro per il 2019, 2 miliardi e 180 milioni per ciascuno degli anni dal 2020 al 2023, 2 miliardi e 480 milioni per il 2024 e a 2 miliardi e mezzo per ciascuno degli anni dal 2025 al 2033.

Risorse che, in linea con quanto previsto dalla precedente Manovra, sono ripartite fra i settori:

  • trasporti e viabilità;
  • mobilità sostenibile e sicurezza stradale;
  • infrastrutture, anche relative alla rete idrica e alle opere di collettamento, fognatura e depurazione;
  • ricerca;
  • difesa del suolo, dissesto idrogeologico, risanamento ambientale e bonifiche;
  • edilizia pubblica, compresa quella scolastica e sanitaria;
  • attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni;
  • digitalizzazione delle amministrazioni statali;
  • prevenzione del rischio sismico;
  • investimenti in riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie;
  • potenziamento infrastrutture e mezzi per l'ordine pubblico, la sicurezza e il soccorso;
  • eliminazione delle barriere architettoniche.

Ok del Consiglio di Stato

Il dpcm ricalca nella struttura, e in parte delle disposizioni, quello del 21 luglio 2017, che aveva proceduto al riparto della prima dotazione del Fondo.

Lo schema di decreto ripartisce finanziamenti pari a 36,1 miliardi di euro tra le Amministrazioni centrali dello Stato, e prevede che gli interventi siano realizzati secondo le procedure previste dalla vigente legislazione, anche, ove necessario, attraverso l'intesa con i livelli di governo decentrati.

Si tratta di una disposizione nuova, rispetto al decreto dell’anno precedente, che il Consiglio di Stato definisce “senz’altro opportuna al fine di indirizzare i successivi procedimenti di attuazione” e che tiene conto della sentenza della Corte costituzionale.

Dato che il fine ultimo perseguito è quello del rispetto delle autonomie costituzionalmente fondate, Palazzo Spada invita il Governo a valutare se non sia il caso di aggiungere la locuzione “ed il sistema delle autonomie”. Sarà cura inoltre di Palazzo Chigi vigilare in sede di monitoraggio affinché, nell’adozione dei successivi provvedimenti di attuazione, le singole amministrazioni dello Stato promuovano, ove necessario, le intese con i corrispondenti livelli delle autonomie territoriali.

Gli inteventi devono inoltre essere corredati del codice unico di progetto (CUP) e del codice identificativo della gara (CIG). I soggetti attuatori degli interventi sono tenuti al costante aggiornamento dei dati.

Ai fini della valutazione dello stato di avanzamento dei programmi finanziati e delle principali criticità riscontrate nell'attuazione degli interventi, si prevede che ciascun Ministero invii entro il 15 settembre di ogni anno un’apposita relazione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero dell'economia e delle finanze e alle commissioni parlamentari competenti per materia.

Nel complesso, secondo il Consiglio di Stato lo schema proposto appare rispettoso delle prescrizioni di legge. Anche se il termine fissato per l’adozione del dpcm non è stato rispettato (presumibilmente considerata anche la complessità del procedimento dettato dal legislatore) lo stesso può essere considerato meramente ordinatorio.

> Consiglio di Stato: parere n. 1529 del 12 giugno 2018

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