Chat with us, powered by LiveChatPolitica Agricola Comune – PAC, no a ricorso Italia contro taglio fondi Ue - FASI
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Politica Agricola Comune – PAC, no a ricorso Italia contro taglio fondi Ue

|Novità
13 maggio 2016

Confermata la perdita di 6,8 milioni di euro della Politica Agricola Comune per carenze nei controlli ed errori di calcolo

Agricoltura

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Il Tribunale dell'Unione europea respinge il ricorso dell'Italia contro la riduzione dei finanziamenti della PAC decisi dalla Commissione europea per inefficienze nella gestione dei fondi Ue nel periodo 2006-2009 e condanna Roma al pagamento delle spese legali.

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Con la decisione di esecuzione n. 191 del 4 aprile 2014 la Commissione europea ha stabilito l'esclusione di alcune spese sostenute dall'Italia dall'accesso al finanziamento del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) sezione garanzia, del Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR).

Complessivamente si tratta di 6,8 milioni di euro, di cui oltre cinque milioni non riconosciuti per "importanti carenze dal punto di vista dei controlli” da parte dell'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) e di organismi pagatori regionali, in particolare nel Lazio e in Abruzzo, e i restanti 1,8 milioni per errori di calcolo da parte dell'Italia, relativamente al cumulo tra i diritti derivanti dagli ovini, dai bovini e dalle superfici e alla ripartizione degli aiuti per il settore dell’olio.

La decisione è stata contestata da Roma, secondo cui l'Esecutivo comunitario sta violando vari principi Ue, tra cui il principio di proporzionalità, di legalità e della certezza del diritto.

La sentenza del Tribunale Ue

Secondo i giudici di Lussemburgo, però, l'Italia non ha applicato correttamente i regolamenti europei nel calcolare gli aiuti ed è venuta meno al rispetto delle regole relative ai fondi Ue che impongono agli Stati membri di organizzare un insieme di controlli amministrativi e in loco per garantire che le condizioni sostanziali e formali per l’erogazione dei contributi siano correttamente osservate.

In mancanza di una tale organizzazione dei controlli o nel caso in cui quella istituita da uno Stato membro risulti difettosa “al punto da lasciar sussistere dubbi circa l’osservanza di tali condizioni”, si legge nella sentenza del Tribunale Ue, “la Commissione è autorizzata a non riconoscere talune spese effettuate dallo Stato membro interessato”. Tra l'altro, aggiungono i giudici, spetta alla Stato membro chiarire l’effettiva natura dei propri controlli e dei propri dati per dimostrare l’inesattezza delle affermazioni della Commissione, le quali, se non smentite, “costituiscono elementi che possono far sorgere fondati dubbi sull’istituzione di un sistema adeguato ed efficace di misure di sorveglianza e di controllo”.

In sintesi, dal momento che l'Italia non è in grado di dimostrare di aver garantito controlli adeguati e di aver eseguito calcoli corretti, la decisione della Commissione resta valida e Roma, oltre a vedersi confermato il taglio delle risorse PAC, è tenuta a pagare le spese processuali. Entro due mesi, in ogni caso, il governo italiano potrà impugnare la decisione del Tribunale, rivolgendosi alla Corte di giustizia dell'Unione europea.

Il testo della Sentenza

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