Chat with us, powered by LiveChatDifendere il made in Italy: la ricetta degli imprenditori all'estero - FASI
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Difendere il made in Italy: la ricetta degli imprenditori all'estero

|Novità
14 aprile 2009
La migliore cura per aggredire la crisi e tutelare il Made in Italy non può che partire dai diretti protagonisti, vale a dire gli imprenditori italiani all’estero. Nella "top two" dei loro desiderata c’è la garanzia dei flussi di credito alle imprese ed un maggiore impegno sulle missioni commerciali. Rispondendo ad un’indagine sulla percezione della crisi finanziaria mondiale, i rappresentanti degli oltre 24 mila imprenditori che fanno riferimento alla rete delle Camere di Commercio italiane all’estero indicano a pari merito (26%) queste come le due priorità su cui concentrare le risorse per sostenere il Made in Italy in questo difficile momento.

Credit © European Communities, 2009A seguire (il 20% delle risposte), la business community italiana nel mondo sottolinea l’importanza di migliorare il grado di coordinamento tra i soggetti promotori del Made in Italy. Le altre azioni prioritarie giudicate utili dagli imprenditori sono la pubblicità (prioritaria per il 15% degli intervistati), il miglioramento della rete distributiva all’estero (che ha ricevuto il 9% delle indicazioni) e la tutela dei marchi (evidenziata  dal 4% del campione).

Lo scenario tracciato da Assocamerestero, l’associazione delle Camere di commercio italiane all’estero che raggruppa 74 realtà presenti in 48 paesi, evidenzia inoltre quali saranno, a giudizio degli imprenditori, i settori del Made in Italy che potranno uscire prima e in migliori condizioni dalla crisi in atto.

Per il 45% degli intervistati l’automazione e la meccanica hanno più possibilità di superare meglio e più in fretta la congiuntura negativa, mentre un altro 40% indica nell’agro-alimentare e nel settore vinicolo il comparto meglio attrezzato. Meno brillanti le prospettive dell’abbigliamento (il 13% delle indicazioni) e dell’automobile (2%).

Per il 39% degli intervistati, negli ultimi tre mesi il calo degli ordinativi industriali dall’Italia verso il Paese di loro residenza ha subito cali mediamente inferiori al 5%. Soltanto il 13% degli imprenditori del campione ha segnalato diminuzioni superiori al 20%. Quanto agli ordini dall’estero verso il nostro Paese, quasi la metà delle risposte (il 46%) indica una riduzione inferiore al 5%, mentre per il 15% del campione la riduzione degli ordini estero su Italia ha superato negli scorsi tre mesi l’ordine del 20%.

L'ultimo bollettino di Bankitalia pubblicato in aprile ha confermato che nel quarto trimestre del 2008 l’indice della produzione industriale ha registrato una caduta dell’8,1 per cento sul periodo precedente. Si tratta del peggior risultato dal dopoguerra, con la sola eccezione dell’autunno del 1969.

Nel complesso del 2008 la produzione è calata del 3,1 per cento. La tendenza negativa è proseguita all’inizio del 2009: nella media del primo bimestre l’attività è scesa di circa il 5 per cento rispetto al periodo precedente; le stime per marzo basate sui consumi di energia elettrica ne indicano un ulteriore calo. La maggioranza dei settori industriali è in difficoltà: la quota dei comparti che da almeno due trimestri registrano una flessione dell’attività è nettamente superiore a quella rilevata nella crisi dei primi anni novanta e non distante dal massimo storico del 1975.

Il settore dell’auto, tra i più colpiti dalla recessione, potrebbe registrare un parziale recupero nei prossimi mesi, grazie all’avvio degli incentivi per l’acquisto di veicoli ecologici, all’origine della crescita delle immatricolazioni a partire da febbraio 2009 e del forte incremento dei nuovi ordini presso i concessionari.

I giudizi delle imprese rimangono pessimisti: peggiorano ulteriormente quelli sul livello degli ordini, interni ed esteri e sulle attese di produzione a breve termine; per contro, nella media del primo trimestre si è lievemente ridotto il numero delle imprese che dichiarano di avere scorte in eccesso rispetto al normale.

Secondo il sondaggio trimestrale svolto a marzo da Palazzo Koch, in collaborazione con Il Sole 24 Ore, l’88 per cento delle imprese intervistate giudica la situazione economica generale in peggioramento rispetto al 2008; nel confronto con l’inchiesta precedente emergono tuttavia primi segnali di una attenuazione del pessimismo riguardo alle prospettive a breve termine, che permangono comunque negative secondo la maggioranza delle imprese.

Le condizioni per investire sono peggiorate rispetto a tre mesi prima per il 56 per cento delle imprese, contro il 12 che ne dichiara un miglioramento; tale divario si è tuttavia ridotto rispetto all’inchiesta di dicembre, in misura più netta nell’industria rispetto ai servizi. Nel settore delle costruzioni nel quarto trimestre del 2008 si è intensificata la contrazione degli investimenti, scesi del 5,1 per cento sul periodo precedente. La situazione dovrebbe rimanere difficile anche nei primi mesi di quest’anno. Il clima di fiducia delle imprese del settore ha segnato un andamento alternato nei primi due mesi del 2009, che si attesta attorno ai minimi dell’ultimo decennio.

Il ritmo di crescita del debito delle imprese verso le banche, che nei primi tre trimestri del 2008 era rimasto sostenuto, è invece calato significativamente negli ultimi mesi dell’anno. Il rallentamento ha interessato tutte le categorie e le aree geografiche del Paese. Per le piccole imprese a febbraio i prestiti bancari sono rimasti praticamente invariati. In concomitanza con il rallentamento dell’attività produttiva, hanno fortemente decelerato anche i prestiti concessi alle imprese a fronte della cessione di crediti commerciali. I ritardi di pagamento sono stati molto più elevati rispetto all’anno precedente.

Ad accendere un barlume di speranza a livello globale è il chairman della Federal Reserve, Ben Bernanke,  secondo il quale alcuni timidi segnali indicano un rallentamento della contrazione dell'economia statunitense. Nel discorso che ha tenuto in un college di Atlanta, Bernanke, si è detto fondamentalmente ottimista sulle prospettive dell'economia, promette che la Fed continuerà la sua azione tesa a sbloccare i mercati. Considerato che la crisi è partita dall’altra parte dell’oceano, ci sono buone probabilità che è lì che la ripresa possa trovare impulso maggiore.
(Alessandra Flora)

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