Chat with us, powered by LiveChatRonchi: Salvare sia l'ambiente che le Pmi - FASI
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Ronchi: Salvare sia l'ambiente che le Pmi

|Novità
25 febbraio 2009
Andrea Ronchi“Nessuno sa cos’è la crisi, c’è il rischio che decine di milioni di europei si trasformino in nuovi poveri”. Ad affermarlo senza mezzi termini è il ministro per le Politiche Comunitarie, Andrea Ronchi, in un incontro con la stampa promosso dall’European Press Club. “Abbiamo chiesto all’Europa di fare uno sforzo sul piano auto: il giorno successivo all’approvazione del decreto-legge a favore dei settori industriali in crisi i concessionari erano già pieni ed è stata immediatamente annullata la cassa integrazione nello stabilimento Fiat di Termini Imerese.

Ad un commissario europeo che aveva avanzato l’ipotesi che si potesse trattare di un aiuto di Stato, rispondo: che anima sociale vogliamo dare a questa nuova Europa? Non vogliamo certo che sia l’Europa dei burocrati freddi, l’Europa dei banchieri. Quando si è fatta l’Europa si è pensato troppo alle banche. Nella battaglia sul pacchetto energia, il cosiddetto 20-20-20, ci siamo battuti con orgoglio per salvare migliaia di posti di lavoro nel settore delle piastrelle. Siamo riusciti a salvaguardare l’ambiente da una parte e le pmi dall’altra, coniugando l’interesse nazionale con lo spirito dell’Unione Europea. Sull’ambiente abbiamo una grande opportunità grazie al summit di Copenhagen di dicembre”.

Ronchi si sofferma nuovamente sulla congiuntura economica sfavorevole: “La crisi che stiamo attraversando richiama l’Ue ad un grande sforzo e cioè quello di saper parlare con un’unica voce, uno sforzo che purtroppo, sino ad oggi, non c’è stato. Ora che le nuove povertà diventano sempre più vicine, l’Europa deve cambiare il passo. Tra le mie prossime azioni confermo la difesa della proprietà dell’Eni nel gasdotto Tag, su cui spero vivamente in un accordo con la Commissione Europea. Il ministro delle Politiche Comunitarie ha inoltre salutato il nuovo corso, nato con la stipula del recente accordo italo-francese sul nucleare. Secondo Ronchi ancora non si può parlare di “un asse italo-francese”, in sostituzione di quello storico franco-tedesco, ma c’è una grande sintonia tra i due leader. Anche la Russia può essere un grande partner italiano.

Sul fronte dell’ allargamento, per quanto riguarda il possibile ingresso della Turchia nell’Unione Europea, Ronchi ribadisce che, su questo punto, le idee sono ancora profondamente diverse e ricorda la forte contrarietà di Sarkozy. “La Turchia fa già parte della Nato. Per entrare nell’Unione Europea, invece, soprattutto dal punto di vista dei diritti umani, c’è ancora molta strada da fare”. Il ministro ha sottolineato come l’economia globale in questo periodo sia attraversata da una forte ondata di protezionismo. “Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è criticato sia a destra che a sinistra sulla presunta inadeguatezza del suo sforzo. Mi auguro che abbia ragione Obama: la crisi si vince o si perde insieme”.

Ronchi si scaglia contro i localismi legati alla classica visione Nimby (Not in my back yard). “Basta con quest’Italia vecchia, dei localismi e della burocrazia, dove si vuole far smaltire la propria mondezza sotto casa di altri. Bisogna fare un salto di coscienza, per cui da cittadino dico: spero che una centrale nucleare venga costruita sotto casa mia”. Ronchi si è anche detto convinto che se ci fosse un referendum come quello che nel 1987 di fatto blocco il nucleare in Italia, oggi passerebbe perché “la consapevolezza degli italiani è cambiata. Dire no al nucleare fu una follia enorme: oggi bisogna rimediare in fretta perché l'Italia non può essere ricattata e continuare ad avere una sudditanza energetica con l'estero”. 
(Alessandra Flora)

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